Le ultime ottime statistiche della Banca d’Italia, in tema di mutui, stanno contribuendo a rilanciare il mercato immobiliare.
Circa un anno fa – quando il tasso fisso era inferiore al 2% e il variabile intorno allo 0,8% – si pensava che quegli indici fossero irripetibili. Contrariamente alle aspettative, si stanno toccando nuovi minimi assoluti. Il fisso ha raggiunto un valore inferiore all’1% e il variabile (che per legge non può finire sottozero in Italia) allo 0,5 %.
Quindi accendere un mutuo per acquistare casa – oppure surrogare quello già in corso – sembra essere la scelta più vantaggiosa. Se però questo “trend positivo “per gli acquirenti immobiliari durerà, molto dipenderà dalle strategie commerciali che gli istituti di credito del Vecchio Continente decideranno di adottare.
Cosa sono i tassi interbancari?
Il tasso del mutuo casa è legato al mercato dei tassi interbancari ed è in gran parte indipendente dalle scelte degli istituti di credito. I mutui a tasso fisso, infatti, sono determinati dagli indici Eurirs, che misurano il costo con cui gli operatori finanziari si coprono da eventuali oscillazioni future. Nell’ultima settimana di agosto l’Eurirs era finito sotto zero. Attualmente gli indici sono leggermente risaliti ma restano estremamente favorevoli: il tasso a 10 anni è quasi azzerato, mentre il tasso a 20 anni è pari allo 0,33%.
I mutui a tasso variabile, invece, fanno riferimento agli indici Euribor. Contrariamente all’Eurirs, l’Euribor a 1 mese ha un valore negativo uguale al -0,438%, minimo storico.
Il secondo fattore che influisce sul tasso del mutuo casa è lo spread. Questo “Gap” viene deciso internamente da ciascuna banca in funzione della somma che s’intende erogare in un periodo di tempo prestabilito. Lo spread -in aggiunta all’Eurirs o all’Euribor relativo al mutuo scelto- rappresenta il guadagno lordo che la banca ricava dall’operazione finanziaria. Tanto è vero che negli ultimi mesi, a causa del continuo calo dei tassi interbancari, gli istituti di credito hanno deciso di alzare leggermente lo spread e, sebbene non ci saranno grossi effetti sul cliente finale, questa mossa garantirà alle banche notevoli utili nei prossimi trimestri.
In conclusione, i livelli odierni sono un buon compromesso per ambo le parti. Ecco perché è ragionevole ipotizzare che gli attuali tassi resteranno invariati ancora per molto tempo. Stimolando così nuove accensioni o surroghe.